Matilde Viola Contatti

Domande Frequenti

Le domande più comuni riguardo la Psicologia

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  • Perché andare dallo psicologo?

    Andare dallo psicologo può essere uno strumento di aiuto in un momento di vita particolarmente difficile o complicato; può anche rappresentare l'apertura di una possibilità per se stessi di capire problemi o condizioni che da tempo ci assillano e non ci consentono di vivere serenamente, in modo più o meno grave per ciascuno.

  • Come posso capire di aver bisogno di uno psicologo?

    È possibile capire di avere bisogno di un aiuto psicologico nel momento in cui diventa particolarmente difficile o doloroso affrontare le normali situazioni della quotidianità; in quei casi in cui non riusciamo più o magari ci rendiamo conto di non essere mai riusciti a gestire facilmente le normali problematiche che ciascuno deve affrontare ogni giorno.
    Qualora un sintomo prodotto dalla nostra mente o una situazione che abbiamo vissuto o un evento particolarmente doloroso ha rotto il nostro equilibrio e minaccia il nostro benessere è auspicabile chiedere aiuto, affinché questo problema non diventi una parte di noi per troppo tempo.
    A volte è anche possibile che dei comportamenti che noi riteniamo assolutamente "normali e adeguati" ci vengano riferiti dagli altri invece come strani, anormali o problematici, anche in quel caso allora può essere utile richiedere un consulto psicologico, oppure qualora qualcuno a noi vicino o caro presenti le suddette condizioni, possiamo essere noi a contattare un professionista per chiedere a lui come aiutarci ad aiutare la persona in difficoltà.

  • Se vado da uno psicologo vuol dire che sono malato?

    Andare da uno psicologo non significa essere "matti", ma significa stare male; così come accade quando andiamo dal medico è possibile essere ammalati di un semplice raffreddore oppure di una patologia più grave, allo stesso modo dobbiamo pensare che la nostra mente può ammalarsi in modo più o meno grave; ma così come il medico può aiutarci nella cura del corpo allo stesso modo lo psicologo psicoterapeuta può aiutarci nella sofferenza della nostra mente.

  • Che differenza c'è tra psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista e psichiatra?

    Lo Psicologo è un laureato in psicologia che dopo aver svolto un anno di tirocinio e il relativo esame di stato per l'abilitazione professionale è iscritto alla sezione A dell'Albo professionale, ai sensi dell'art. 7 della Legge 18 febbraio 1989, n. 56. Secondo l'articolo 1 della Legge n. 56 del 1989 sull'Ordinamento della professione di Psicologo, "[...]l'attività dello psicologo comprende l'uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito".

    Lo Psicoterapeuta oltre alla laurea in psicologia, o in medicina, e all'iscrizione all'Ordine degli Psicologi, ha una specializzazione post universitaria di almeno quattro anni. Inoltre, salvo per alcuni indirizzi teorici, ha sperimentato obbligatoriamente la posizione di paziente in terapia, sottoponendosi ad una propria analisi personale. Dal terzo anno di specializzazione, il professionista è abilitato alla psicoterapia in supervisione, ma per poter esercitare la propria professionalità al termine della specializzazione dovrà essere necessariamente iscritto nell'Elenco degli Psicoterapeuti del proprio Ordine regionale di appartenenza.

    Lo Psicoanalista è uno psicoterapeuta che si ispira alla psicoanalisi di Freud e dei suoi successori. Per acquisire l'idoneità deve specializzarsi presso la scuola di riferimento e sottoporsi in prima persona ad un'analisi personale della durata variabile di qualche anno.

    Lo Psicoterapeuta oltre alla laurea in psicologia, o in medicina, e all'iscrizione all'Ordine degli Psicologi, ha una specializzazione post universitaria di almeno quattro anni. Inoltre, salvo per alcuni indirizzi teorici, ha sperimentato obbligatoriamente la posizione di paziente in terapia, sottoponendosi ad una propria analisi personale. Dal terzo anno di specializzazione, il professionista è abilitato alla psicoterapia in supervisione, ma per poter esercitare la propria professionalità al termine della specializzazione dovrà essere necessariamente iscritto nell'Elenco degli Psicoterapeuti del proprio Ordine regionale di appartenenza.

    Lo Psichiatra è un laureato in medicina con specializzazione in psichiatria. Non è necessariamente anche psicoterapeuta, per la cui abilitazione deve richiedere specifica iscrizione presso l'Ordine dei Medici di appartenenza. Tratta i disturbi psichici e le malattie mentali attraverso l'utilizzo di farmaci e sovente collabora con lo psicologo o lo psicoterapeuta nel fornire supporto ad una stessa persona, ottenendo un risultato migliore di quello che verrebbe raggiunto attraverso l'utilizzo esclusivo di uno dei due approcci.

    Il Neurologo è un laureato in Medicina che ha proseguito la formazione specializzandosi in Neurologia. Si occupa di malattie del cervello, dei nervi e dei muscoli, quindi Ictus, Sclerosi a Placche, Morbo di Parkinson, malattie Neuromuscolari, Epilessie, Diagnostica di Tumori e malattie Cerebro-vascolari. Esistono delle patologie di confine tra le due specializzazioni: per es. Demenze e Disturbi del sonno.

  • Come può una persona che non mi conosce aiutarmi a conoscermi meglio?

    La domanda più frequente in merito alla psicoterapia è "Perché parlare con uno psicologo sarebbe più efficace che parlare con un amico?".
    Sicuramente si tratta di relazioni differenti: lo psicologo usa tecniche e modi che non si utilizzano tra amici, aiuta a trovare parole e significati, condivide ed empatizza con la persona a partire da un vertice di osservazione differente, non influenzato da tutta la complessa gamma affettiva delle altre relazioni; ecco perché per un paziente è più semplice dire e raccontare cose che ad amici e parenti ci vergogneremmo di dire.
    Certamente l'assenza di una relazione personale non significa un contesto "asettico", bensì più limpido, vuoto e quindi pronto per essere riempito di qualunque cosa il paziente voglia portare, in una relazione nella quale il benessere del paziente è l'obiettivo comune.

  • La psicoterapia funziona?

    La ricerca sull'efficacia delle psicoterapie comincia ormai a dare risultati di un certo interesse. Gli studi internazionali, svolti negli Stati Uniti e dall'Organizzazione mondiale della sanità, stanno dimostrando che il lavoro psicoterapeutico, il sostegno terapeutico alle famiglie, integrato là dove necessario con l'utilizzo delle strutture intermedie di tipo comunitario, e con un accorto impiego di farmaci, contribuisce ad evitare nuove ospedalizzazioni e ricadute dei pazienti, migliorando la qualità della vita del singolo e della sua famiglia.
    Valutazioni similari sono fatte nel trattamento delle psicosi, dei disturbi di personalità, delle nevrosi soprattutto quelle all'origine di tossicodipendenze, dove la psicoterapia si rivela quattro volte più efficace di qualsiasi farmaco. Un valore preventivo straordinario viene poi riconosciuto a proposito dei disturbi del bambino e delle difficoltà dell'adolescente se l'intervento è messo in atto per tempo ed insieme alle famiglie.
    Per queste ragioni anche in Italia è stato da poco presentato un Disegno di Legge volto a garantire a tutti i cittadini la possibilità di accedere a un servizio con la compartecipazione economica dello Stato.

  • Ho sentito pareri discordanti sulla psicoterapia, cosa devo pensare?

    Come per ogni altra forma di cura, ciascuno è pronto a raccontare la sua esperienza e d'altra parte è vero che non tutte le esperienze di cura sono facili o hanno raggiunto gli esiti sperati.
    Credo però che occuparsi di sé non sia mai tempo perso e quindi valga sempre la pena cercare il contesto e la persona più adatta per noi e il nostro problema, saremmo comunque sempre in tempo per lasciare e rivolgerci altrove laddove non dovessimo trovare tutto questo.

  • Come si svolge il primo colloquio?

    In genere si arriva al primo colloquio psicologico carichi di aspettative e di tensione; ma di fatto come in ogni altro contesto il primo colloquio è prevalentemente un momento per conoscersi reciprocamente, per iniziare a valutare quale motivo ci ha condotti dallo psicologo e cosa è possibile pensare di fare insieme.

  • Quando è preferibile fare un supporto psicologico di coppia anzichè un supporto psicologico individuale?

    È preferibile pensare ad una terapia di coppia quando la principale fonte del nostro malessere è attribuibile alla nostra relazione di coppia e quando entrambi i membri della coppia sono disposti ad un piccolo confronto con uno specialista.
    Accade frequentemente che uno dei due sia più motivato dell'altro ad iniziare un percorso di coppia, ma questo non vuol dire che non sia possibile per entrambi trarre un giovamento dalle sedute, anche parlando apertamente delle proprie diffidenze e dei propri dubbi o perplessità.

  • Cosa si intende per psicoterapia di gruppo?

    La terapia di gruppo è una forma di psicoterapia in cui l'intervento clinico viene effettuato in un contesto gruppale.
    La psicoterapia di gruppo può fare riferimento a vari tipi di orientamenti teorici (dinamici, cognitivi, etc.), e può articolarsi nei suoi vari modelli in maniera estremamente diversificata, da un obiettivo supportivo ad uno espressivo-elaborativo o clinico analitico in senso stretto.
    La terapia di gruppo consiste solitamente in una terapia "verbale" (gruppi di parola), ma a volte è costituita o complementata da altre modalità terapeutiche, come le forme di terapia espressiva (solitamente di tipo arteterapeutico) o lo psicodramma.

  • L'età del terapeuta può essere un ostacolo per il suo lavoro? C'è il pericolo che un terapeuta sia troppo giovane o troppo anziano per affrontare un problema?

    Anche se erroneamente si può pensare che l'età del terapeuta ne possa influenzare a priori la capacità professionale, questo non è vero in senso assoluto. Così come l'aspetto, il sesso o qualunque altra caratteristica essa entra nella relazione clinica, poiché riguarda intanto l'incontro tra due esseri umani, ma questo di per sé non credo sia l'elemento che determina l'efficacia o meno del processo di cura.
    Come già detto altrove penso sia importante conoscere il professionista al quale vogliamo affidare la nostra cura e fidarci del nostro istinto nel comprendere se è la persona che può accompagnarci in questo percorso.

  • Esiste una garanzia che tutela il paziente che si rivolge allo psicoterapeuta?

    Come in tutte le prestazioni di tipo professionale, la nostra legislazione obbliga il professionista non tanto a fornire garanzia dei risultati che si otterranno, quanto invece ad impiegare tutte le risorse necessarie, in termini di tempo, di studio, di impegno, affinchè tali risultati si possano raggiungere.
    Anche lo psicoterapeuta, dunque, è tenuto per legge a dare garanzia del proprio impegno e di tutta la competenza necessaria.
    D'altra parte il lavoro analitico è un lavoro complesso che pertanto può richiedere, per sortire effetti, tempi non immediati, ma neppure, come normalmente si pensa, necessariamente tempi lunghi diversi anni, molto dipende dal tipo di problema, dall'età del paziente, dalla motivazione e dalla buona relazione terapeutica che si instaura tra paziente e terapeuta.

  • Come sono trattati i miei dati personali?

    I dati personali di ogni paziente sono trattati secondo "Il D.lgs. n. 196/2003 che prevede la tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali.
    Secondo la normativa indicata, tale trattamento sarà improntato ai principi di correttezza, liceità e trasparenza e di tutela della riservatezza e dei diritti del paziente.

  • Nella terapia si fa uso di test o altri strumenti di valutazione?

    Genericamente no, salvo in casi eccezionali e in queste particolari necessità ci si rivolge ad uno psichiatra o ad un collega specializzato su tali strumenti.

  • Lo psicologo può prescrivere farmaci?

    No, né lo psicologo né lo psicoterapeuta possono prescrivere farmaci, possono farlo invece i medici o gli psichiatri.

  • Gli psicofarmaci sono efficaci o pericolosi?

    L'argomento degli psicofarmaci è molto vasto. Dal punto di vista strettamente chimico parliamo di composti che imitano la struttura e la funzione di sostanze già naturalmente presenti nel nostro organismo, allo scopo di ottenere e aumentare il loro effetto.
    Si tratta senza dubbio di un grande progresso della medicina odierna, sviluppatosi dalla metà del secolo scorso in poi. Un progresso che ha consentito di cambiare radicalmente la visione sociale delle persone con malattie mentali gravi, cioè quelle malattie che non consentono un contatto stabile con la realtà e con gli altri. Questo cambiamento ha portato man mano alla chiusura delle strutture di ricovero permanente e all'avvio di numerosi tentativi di inserimento sociale più o meno protetto nei confronti di questi pazienti.
    Gli psicofarmaci si possono distinguere in - Antidepressivi - Neurolettici - Ansiolitici - Stabilizzatori dell'umore - avversivi di sostanze (antiabusativi).
    Come ogni forma di cura non la definirei di per sé efficace o dannosa in assoluto, ma piuttosto uno strumento che in taluni casi è necessario (laddove non è possibile altro aiuto) o propedeutico alla cura psicologica in senso stretto. Trattandosi di farmaci ritengo fondamentale ricordare che essi vanno prescritti da medici competenti, assunti con responsabilità e sempre sotto monitoraggio medico, mai come forma di auto-cura o di cura rapide e fai-da-te.

  • Esiste un codice deontologico per gli psicologi e gli psicoterapeuti?

    Sì. E i professionisti sono tenuti a rispettarlo, pena l'esclusione dall'Albo di appartenenza.

  • Cosa posso fare se non sono sicuro della professionalità e del riconoscimento ufficiale di uno psicologo?

    Il paziente ha diritto di chiedere al professionista i documenti che attestano l'autorizzazione a svolgere l'attività, nonchè informazioni sulla sua formazione specialistica.
    Inoltre ci si può sempre rivolgere all'Ordine degli Psicologi della regione di appartenenza del professionista, che pubblica - anche su internet - nominativi, recapiti, eventuale autorizzazione alla psicoterapia e altri dati di tutti gli iscritti.

  • Perché scegliere uno psicoterapeuta iscritto all'elenco regionale è così importante?

    Farsi "curare" un sintomo o un problema da uno psicoterapeuta o al contrario da un non psicoterapeuta fa la stessa differenza che corre tra il farsi curare un dente da un dentista o da un odontotecnico o da un ciarlatano.
    In altre parole, lo psicoterapeuta ha seguito un percorso di studi e di formazione che garantisce l'aver acquisito tecniche e competenze riconosciute; un non psicoterapeuta può fornire spunti di riflessione, può stimolare la crescita personale, ma non è curativo e può creare complicazioni anziché essere facilitante. E' importante sapere a chi ci si rivolge e per che cosa.

  • Posso detrarre dalla dichiarazione dei redditi le spese sostenute per una psicoterapia?

    Sì. Le spese sostenute per sedute di psicoterapia, purchè appositamente documentate, possono essere portate in detrazione al capitolo "Spese mediche e sanitarie" in misura del 19%, fino ad un tetto massimo di €15493,71 all'anno. Quando dico "Appositamente documentate" intendo che il terapeuta deve rilasciare apposita fattura attestante l'importo della sua tariffa, i suoi dati fiscali e quelli di iscrizione all'Albo degli Psicologi.
    Non si possono infatti detrarre spese di sedute svolte con persone non regolarmente iscritte all'Albo.
    Per completare il discorso fiscale va detto che, trattandosi di spese esenti da IVA in quanto sanitarie, le fatture di importo superiore a €77,47 devono recare anche una marca da bollo da €1,81

  • Può succedere di provare un trasporto sentimentale e/o sessuale verso il proprio terapeuta? come comportarsi in quel caso?

    Come si evince dall'Art. 28 del Codice deontologico degli Psicologi Italiani, a proposito dello psicologo si legge:
    "Costituisce grave violazione deontologica effettuare interventi diagnostici, di sostegno psicologico o di psicoterapia rivolti a persone con le quali ha intrattenuto o intrattiene relazioni significative di natura personale, in particolare di natura affettivo-sentimentale e/o sessuale. Parimenti costituisce grave violazione deontologica instaurare le suddette relazioni nel corso del rapporto professionale".
    Naturalmente, come in tutti i rapporti umani, anche nel corso di una psicoterapia possono scattare meccanismi affettivi o sessuali, ma ogni terapeuta deve essere preparato ad affrontare questa evenienza, mettendo al primo posto l'efficacia della terapia ed il benessere del paziente.
    Pertanto qualunque cosa accada in terapia è importante non spaventarsi, ma poterla affrontare e utilizzare come momento di crescita e di comprensione di sé con l'aiuto del terapeuta.

  • Cosa posso fare se uno psicologo si è comportato in maniera che ritengo scorretta?

    L'esigenza di costituire gli ordini professionali è nata per tutelare i professionisti, ma anche le persone che si rivolgono a loro. Questo vale anche per noi psicologi e psicoterapeuti. Esistono all'interno dell'Ordine degli Psicologi, una per ogni regione, apposite commissioni, dette proprio Commissioni Deontologiche. La Commissione Deontologica si riunisce periodicamente per analizzare i reclami e le denunce che sono arrivate all'ordine. Se un collega si è comportato in maniera scorretta, perciò, consiglio di procedere come segue:

    1) Accertarsi che lo psicologo sia effettivamente iscritto all'Albo degli Psicologi della regione di appartenenza. In teoria dovrebbe essere specificato sulla documentazione fiscale, sul sito dello psicologo stesso (se ce l'ha), ma si può in ogni caso cercare sul sito dell'ordine della regione stessa;
    2) Scaricare il Codice Deontologico degli Psicologi Italiani e cercare l'articolo che presumibilmente è stato violato dallo psicologo;
    3) Scrivere una lettera, indirizzata all'Ordine della regione di appartenenza, nella quale si descrive il comportamento scorretto, citando anche l'articolo del Codice Deontologico;
    4) A questo punto attendere che si riunisca la Commissione Deontologica per analizzare il caso, normalmente entro un paio di mesi dovrebbe accadere.

    Se la commissione riscontrerà l'effettiva scorrettezza del comportamento messo in atto dall'iscritto, potrà prendere diversi provvedimenti, che vanno dalla lettera di richiamo, alla convocazione per chiedere spiegazione del caso, fino alla radiazione temporanea o definitiva dall'albo per i casi più estremi.

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